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Una fatica interiore crescente che mi ha tolto slancio e serenità
10 ottobre 2022: il vescovo Valerio spiega le sue dimissioni in conferenza stampa
«Non è facile per me prendere la parola questa mattina. Sentimenti contrastanti assediano il mio cuore. Sono consapevole delle conseguenze rilevanti, del peso e di un certo smarrimento che la mia decisione non mancherà di provocare in molte persone. A tutti chiedo da subito perdono. Vi posso solo dire che in mezzo al subbuglio, il Signore mantiene in me un angolo di pace sufficiente in questo momento per tentare di farvi capire, senza indebite drammatizzazioni, ciò che sta accadendo».
«Il Santo Padre ha accettato la mia rinuncia spontanea al governo pastorale della Diocesi di Lugano. Quasi nove anni fa Papa Francesco mi aveva affidato questo compito. In questo periodo ricco di esperienze per me mai vissute prima, ho sperimentato la misericordia del Signore. Di tutto questo rendo grazie dal profondo del cuore. Il popolo di Dio da me incontrato, i presbiteri, i diaconi, i fedeli, mi hanno dato innumerevoli occasioni di gioire».
«La sincerità e la totale trasparenza che vi devo dopo il tempo vissuto insieme, mi spingono a dirvi, senza troppi giri di parole, che soprattutto negli ultimi due anni è andata crescendo dentro di me una fatica interiore che mi ha progressivamente tolto lo slancio e la serenità richiesti per guidare in maniera adeguata la Chiesa che è a Lugano. Gli aspetti pubblici, di rappresentanza, di governo istituzionale e di gestione finanziaria e amministrativa, che sono sempre stati lontani da tutto ciò che le inclinazioni naturali e il ministero mi avevano portato a coltivare in precedenza, sono diventati per me insostenibili, nonostante la valida e competente presenza di collaboratori a cui va la mia riconoscenza. La necessità di esercitare un’autorità ha messo a dura prova la maniera per me più spontanea e naturale di entrare in relazione con le persone.
Ho sempre fatto il possibile per non sottrarmi alle mie responsabilità di vescovo, ma mi sono reso conto che lo sforzo e la continua pressione che ciò mi imponeva mi hanno portato interiormente a essere sempre più lontano da quello che sono e, in parte, anche da quello che continuo a ritenere essere il mio vero compito di pastore e di padre. Ve lo dico a cuore aperto: non riesco più a immaginarmi nella posizione che finora ho cercato sinceramente e con tutto il cuore di fare mia. Non riesco più a vedere un modo di interpretare e di vivere la missione di vescovo di Lugano autentico e sostenibile per me e, di conseguenza, veramente proficuo per tutti. Per questo, dopo un lungo discernimento, ho ritenuto necessario, per il maggior bene della Diocesi e di tutti, rimettere nelle mani del Santo Padre il mandato che mi ha affidato a suo tempo. Perché possa essere affidato a chi lo potrà svolgere con tutta la saldezza, la santità e la dedizione richieste.
Addolorato per il disagio, la sofferenza, la delusione, ma anche sereno e convinto di non poter in coscienza agire diversamente, oso contare sulla vostra comprensione, l’affetto e la vicinanza. Vi chiedo di continuare a pregare per me, io lo farò per voi. In me non c’è ombra di amarezza verso nessuno, solo affetto e tenerezza, anche verso coloro a cui per i miei limiti non sono riuscito a far capire quanto ho sempre voluto loro bene. Ora si apre per me una fase nuova, che vorrei in un primo tempo dedicare alla riflessione, al silenzio e alla ricerca orante.
Non è un legame che si interrompe, sarà custodito in Dio. Da lui viene la benedizione che può sollevare i cuori, risollevarci da ogni stanchezza».