Un’identità fondata sulla memoria

Un’identità fondata sulla memoria

il valore della durata


La nostra rivista compie cento anni. Da bambina non sapevo quanto durasse un secolo, mi sembrava un tempo così distante, immenso…

Invecchiando la percezione è cambiata, il tempo mi sembra sempre troppo poco, troppo veloce; in fondo se risalgo agli antenati della mia famiglia che ho conosciuto, sì, la mente riesce a scivolare indietro molto più di cento anni.

È una fortuna avere i nostri avi cui aggrapparci, perché se non fossimo ancorati alle nostre radici, al cammino delle generazioni che ci hanno preceduto, proveremmo la vertigine del vuoto: “Senza memoria, un uomo è precipizio” (Erri De Luca). La memoria è ciò che fonda la nostra identità: è ciò che unisce tutti gli avvenimenti, i viaggi, i lavori, gli studi, i volti impressi negli anni che abbiamo vissuto.

Se pensiamo al tempo che passa siamo piuttosto disorientati: la fisica del XX secolo, con Einstein, ci ha detto che il tempo non esiste, è un’illusione; per la verità, ci aveva già pensato Sant’Agostino, vissuto nel IV secolo d.C., a spiegarci nel libro XI delle Confessioni che “il tempo non esiste”, siamo noi nella nostra imperfezione a coglierlo come qualcosa che si misura in modo oggettivo, là dove Dio è eterno, senza tempo: “Cos’è invero il tempo? Il passato non è più, il futuro non è ancora; solo il presente è… ma il presente è inarrestabile”.

Ma la nostra anima trattiene traccia di tutti gli eventi e delle persone che sono passate nelle nostre vite, e sono proprio queste tracce che danno sostanza al nostro essere!

Sostanza costitutiva del nostro essere che ritrovo se sfoglio la raccolta dei 100 anni di Spighe; scoprire nelle pagine della Rivista che i valori e i riti religiosi che seguiamo sono gli stessi che hanno accompagnato a ritroso migliaia di persone, mi dà un senso di sicurezza, di continuità, di radicamento, di essere finalmente e ancora una volta nel posto giusto.

La rivista è nata nel 1922, quando il mondo si apriva a nuove speranze dopo aver superato la Prima guerra mondiale; e c’è ancora nel 2022, quando di speranze ne avremmo bisogno più che mai, dopo due anni di un’inattesa e devastante pandemia.

Le pagine, come una mappa della memoria, narrano un secolo di vita e cultura religiosa del Canton Ticino. Immagini e parole in cui scorrono consonanze e tentativi di rendere il nostro mondo migliore. Preghiere, canti, letture bibliche, candele accese, i fiori più belli portati agli altari, il tempo ciclico dell’anno liturgico cadenzato da feste e processioni. C’è il valore di una durata che aspira all’eternità negli atti quotidiani ripetuti attraverso gli anni: se una casa si conserva nel tempo, non è solo per la sua robustezza, ma anche per la forza dei sentimenti e della fede di chi l’ha abitata.

Forse non è un caso che, nell’odierna crisi che attanaglia l’editoria e vede calare le serrande su prestigiose testate storiche, una piccola rivista religiosa riesca ad arrivare al secolo di vita proprio in Svizzera, nazione in cui la storia, dovendo oltrepassare le montagne, guadare i fiumi e attraversare i laghi, ha rallentato il passo e in cui si respira un forte attaccamento alle proprie tradizioni.

Che questo passato ci sorregga e sia bussola nell’attraversare la paura del futuro!